Il Pri casa comune di tante battaglie. Lazzara ha chiesto di rientrare "Offro di nuovo il mio contributo all’Edera" Caro Segretario, Ti ringrazio per la Tua comunicazione in merito all’approvazione della mia richiesta di reiscrizione al Pri e e per le affettuose parole che hai voluto spendere nei miei confronti. Non sono anni facili per riprendere l’impegno politico anche se, per i Mazziniani, tale impegno è un dovere che non viene mai meno e, anzi, viene trasferito in tutte le attività alle quali ciascuno di noi attende nel corso della propria vita. Così ho cercato di fare io in tutti questi anni, svolgendo la mia professione di avvocato e cercando di praticare, in concreto, i tanti e straordinari insegnamenti positivi appresi nel corso della, ahimè, oramai lontana stagione dell’impegno politico giovanile e di quello successivo nel partito. Ho così pensato che, in un’epoca di forti sbandamenti e grandi incertezze qual è quella che attraversiamo, un’ epoca contrassegnata da crisi di sistema e di valori, il modo migliore per ricominciare fosse quello di riavvicinarsi al partito che con la forza delle sue idee ed il rifiuto di ogni ideologia precostituita, mi aveva attratto e coinvolto all’inizio degli anni Ottanta. Come accade quando un problema di lavoro sembra particolarmente complesso ed irrisolvibile e si pensa di prendere in mano i vecchi libri sui quali si erano studiate le cosiddette categorie generali, allo stesso modo ho creduto che, volendo tornare ad impegnarsi direttamente, un percorso obbligato fosse quello che ripassava dal Pri. In tal senso, un sentimento di gratitudine non può essere taciuto nei confronti di chi con il suo impegno e la sua abnegazione, naturalmente anche con i suoi errori che solo chi mai si assume responsabilità non commette, deve essere rivolto innanzi tutto agli amici che hanno consentito che il libro repubblicano, magari un po’ ingialiito e con qualche pagina strappata o scarabocchiata, fosse comunque ancora lì, aperto per chi avvertisse l’esigenza di trovare una casa di comune appartenenza politica. Tanto più che in quel libro del Pri ci sono ancora tutte, intatte nella loro attualità, le idee di cui questo nostro Paese avrebbe bisogno e che in questi anni sono state usate ed abusate da quanti, al di fuori del partito, hanno tentato di appropriarsi senza considerare che, per sostenerle, si dovesse essere anzi tutto Repubblicani nello spirito e, dunque, gente con la schiena dritta, le spalle robuste e, soprattutto, lo sguardo capace di guardare lontano, oltre al contingente del dibattito politico, sempre più avvilente, che caratterizza il quotidiano. In tal senso, credo che il partito dovrebbe tornare ad impossessarsi dei propri valori, mai rinunciati ma forse sacrificati dalla barbarie e superficialità argomentativa imposta da buona parte della classe dirigente del Paese e solo apparentemente combattuta dai malumori di piazza che agitano la pancia del qualunquismo. Il partito dovrebbe individuare alcune battaglie di principio da rilanciare all’interno del dibattito politico per trasmettere a tutti coloro che sono rimasti Repubblicani, a prescindere dal loro ruolo attuale, la prospettiva di un ritrovato punto di riferimento e di una casa comune in cui il senso di appartenenza prevalga sulle dispute personali e lo spirito di partito abbia la meglio sulla faziosità e sappia ricomporsi nel superiore interesse del Paese. Per far questo ci vogliono, a mio avviso, un motivato gruppo dirigente, libero dalla logica necessaria di alleanze superate e dalle contrapposizioni individuali che forse hanno appesantito troppo il cammino del Pri negli ultimi anni, una chiara ed oggettiva indicazione della sostenibilità anche finanziaria di un progetto di rilancio del partito, del suo simbolo e dei suoi strumenti editoriali ed organizzativi, ma soprattutto l’entusiasmo delle idee del maggior numero di Repubblicani possibile. Il tutto, senza l’assillo del collocamento elettorale e, anzi, con la consapevolezza che l’attuale sistema italiano, almeno nel breve termine, chiude gli spazi ad una forza politica come la nostra che, tuttavia, dovrà continuare a produrre il massimo sforzo ovunque sarà possibile, soprattutto nelle consultazioni amministrative, aprendosi al confronto con quanti, anche in altri soggetti politici, si stanno affacciando o si affacceranno credibilmente sul panorama politico. Ecco, Segretario, a questo ho pensato prima di richiedere la tessera dopo 18 anni. E in questa prospettiva e a queste condizioni, se richiesto, sarò onorato di poter tornare ad offrire il contributo di cui sarò capace. Saluti repubblicani Giovanni Lazzara |